


DIVORZIO ANNUNCIATO E RIMANDATO
Davor Jozic, militante da tre anni nel Cesena in serie A, fece un grandissimo mondiale a Italia ‘90 con la sua Jugoslavia, da titolarissimo e come centrocampista. La nazionale slava era una squadra “arlecchino” composta da giocatori che spesso non andavano d’accordo tra loro: il bosniaco non piaceva al serbo, il croato era antipatico al montenegrino, c’era il “nordista” sloveno e il “sudista” macedone… Si cominciò con il piede sbagliato e una brutta sconfitta per 4-1 all’esordio a San Siro contro la squadra che poi vincerà il mondiale, la Germania. Davor si “consolò” segnando il gol che rese meno amara la disfatta e fu tra i pochi a salvarsi.
La successiva gara al Dall’Ara di Bologna contro la temibile Colombia diventò uno spareggio per qualificarsi agli ottavi, visto che l’ultima partita del girone sarebbe stata contro gli Emirati Arabi Uniti la formazione più debole del gruppo. L’incontro con i sudamericani dei due “parrucconi”, Valderrama e il mitico Higuita, famoso per giocare palla fin quasi a centrocampo e per calciare punizioni e rigori, fu decisa dal nostro con un grandissimo gol (stop di petto e cannonata immediata imparabile). Dopo la scontata vittoria sugli arabi (4-1) Davor concesse un’intervista al cronista di Stadio: “Ma sì, inutile negarlo, noi non siamo ancora una nazione, ma tante piccole o grandi etnie e ciò potrebbe influire negativamente in tutto e per tutto. Sarebbe bello poter parlare di spirito di bandiera, ma noi slavi siamo fatti così: spesso ognuno pensa ai fatti propri ed è un vero peccato perché in teoria siamo grandi calciatori. Solo che questi calciatori al momento del dunque non riescono a produrre un gran calcio d’assieme. Questo è sempre stato il nostro guaio e forse lo è anche oggi. Io per esempio penso a questi Mondiali, ma penso anche alla mia carriera in Italia e alla mia vita in Romagna, perché no? E poi ci sarebbero anche altre cose che non vanno, ma lasciamo perdere… la stampa deve scrivere e se non c’è materia va giù pesante, ogni granello diventa un macigno, pare che sia inevitabile”. Il cammino della Jugoslavia continuò: agli ottavi eliminò la temibile Spagna (2-1), ma nei quarti, dopo un interminabile 0-0, fu battuta (solo ai rigori) dall’Argentina di Diego Maradona. Per Jozic e compagni resterà comunque un grande Mondiale, sconfitti soltanto dalle due finaliste.
Davor a breve incontrò, assieme al suo procuratore Oscar Damiani, il presidente Edmeo Lugaresi, che di fatto lo lasciò libero di cercarsi un’altra squadra. Appariva difficile trattenere questo campione su cui, si diceva, ci fossero i francesi del Montpellier che dovevano sostituire Julio Caesar ormai passato alla Juventus. Ancora il quotidiano Stadio titolava: “Jozic-Cesena siamo all’addio” e lui: “Me ne vado per far posto ad Ansaldi”. La favola tra “La torre di Sarajevo” e i bianconeri sembra davvero volgere al termine, ma come tutte le belle favole arrivò il lieto fine. Davor rimarrà in Romagna, addirittura metterà famiglia nella nostra/sua città e sarà in seguito un prezioso allenatore e direttore del nostro settore giovanile, incarichi che coprirà con competenza, dedizione e – possiamo dirlo – con ottimi risultati! Davor Jozic per sempre uno di noi!
Marzio Magnani











