

A sette partite dal termine il Cesena era ormai in una botte di ferro, il miracolo della salvezza si stava avverando. Il 31 marzo 1974 alla Fiorita arriva il Napoli che si porta dietro la più pittoresca tifoseria che io abbia mai visto. Già dal mattino per il centro di Cesena centinaia di napoletani scorrazzavano in ogni dove, alcuni vestiti e bardati come fossimo al circo. In particolare uno, piuttosto anziano e piccolino, era completamente vestito di azzurro, con uno strano cappellino da giullare con i campanelli dello stesso colore. In seguito allo stadio faranno sfoggio di vari strumenti, come corredo al loro tifo, quali trombe, petardi e aggeggi vari.
La partita inizia alle ore15 e io parto con oltre un’ora di anticipo e, nonostante le presenze non siano quelle record di partite precedenti (oggi 20.000 spettatori), trovo il Curvone già abbastanza pieno e mi sistemo in fondo verso la gradinata. La nostra squadra non è pimpante come al solito, manca Bertarelli influenzato, Catania infortunato, Brignani e Savoldi II non al meglio. Inoltre, dopo il turno di Coppa Italia a Palermo, questa è la terza partita in otto giorni. La squadra è stanca.
Dopo un’ora di gioco il Napoli passa: gran tiro di Clerici, Boranga respinge a fatica sui piedi di Braglia che appoggia in rete. Di lì a poco Bersellini opera il cambio della disperazione: fuori il difensore Zaniboni e dentro l’attaccante Tombolato, dopo che Braida era già entrato in campo al posto di Bertarelli. Nonostante la pressione cesenate il Napoli non corre grossi pericoli, così a qualche minuto dal termine mi alzo e piano piano mi dirigo verso l’uscita. Arrivato al centro del Curvone, mi metto in mezzo ai Tartari di Mercato Saraceno, l’unico gruppo organizzato della tifoseria cesenate di quel primo campionato di serie A (le Brigate Bianconere si sarebbero costituite l’anno seguente).
A quei tempi non c’erano, o quasi, i recuperi. Siamo all’ultimo minuto di gioco, quando il Cesena porta l’estremo attacco disperato con Brignani che opera un cross. Il pallone è destinato a Festa (il migliore in campo) che lo reclama a gran voce, ma prende una strana traiettoria e arriva sulla testa di Braida. L’attaccante bianconero salta altissimo, eludendo l’intervento di Bruscolotti, e colpisce con grande potenza la palla che si insacca sotto la traversa proprio davanti a noi! Il Curvone esplode come mai era successo in precedenza per un gol insperato, bellissimo e liberatorio. Palla al centro e l’arbitro Giunti di Arezzo decreta la fine dell’incontro tra l’entusiasmo e il giubilo di tutto il popolo bianconero, perché quel pareggio così ottenuto valeva come una vittoria. Ricordo perfettamente questo gol che mi è rimasto nel cuore, uno degli episodi più belli di tutto il campionato.
MARZIO MAGNANI





Lo ricordo per l’infarto rischiato al gol d pareggio. In quel tempo lavoravo a Forli in ufficio pibblico con.una nutrita comunita’ di campani/napoletani. Per tutta la settimana mi avevano deriso con “vr ne diamo tre.. quattro…ecc.” Gia’ pensavo a cosa sarebbe successo il mattino seguente quando inaspettato arrivo’ il pareggio sotto il curvone. E il giorno dopo fui io che presi in giro i colleghi!