
Non poteva amare i Beatles né i Rolling Stones per il solo fatto che sarebbero apparsi sulla scena musicale un decennio dopo, ma nel 1950 Guido, attaccante di belle speranze, certamente aveva apprezzato le gesta di Valentino Mazzola, deceduto prematuramente col Grande Torino appena l’anno prima nella tragedia di Superga, di cui erano piene le cronache dei giornali.
Guido Giorgini, classe 1930, nato il 21 marzo, era una giovane promessa del calcio cesenate, dal carattere forse un po’ fragile ma dotato tecnicamente. Giocava nel quintetto offensivo e, dopo qualche anno con la squadra Juniores (con la quale nel 1947-48 divenne vice-campione regionale), pareva essersi conquistato i galloni da titolare nel Cesena che nel 1949-50 doveva affrontare la serie C. La stagione iniziò per Guido con una batosta (10-0) nell’amichevole del suo esordio con la prima squadra il 31 agosto 1949, al Comunale di Bologna contro i rossoblu protagonisti in serie A, ma si concluse con un’altra salvezza. Quello era il Cesena di mister Arnaldo Pantani (sostituito verso la fine da Scagliotti), del portiere Rognoni, di Emilio Bonci, degli emergenti Bolognesi e Pratesi. A causa di infortuni, però, Guido riuscì a dare il suo contributo in campionato in sole cinque occasioni, segnando una rete, decisiva, al debutto ufficiale a Trieste (sponda Edera) alla prima giornata. Alla seconda giornata a Bolzano si infortunò ed uscì dopo appena cinque minuti, lasciando i suoi a soccombere in inferiorità numerica. Iniziò qui un calvario che gli impedì di scendere in campo regolarmente, raccogliendo solamente altre tre presenze in prima squadra e una manciata di partite nel campionato “Riserve”, dove segnò il gol della “bandiera” nella sua ultima partita in assoluto il 23 aprile 1950 a Modena (sconfitta 9-1). Ma era ancora giovane Guido e il futuro, chissà, gli avrebbe riservato una maglia da titolare fisso nel Cesena e magari in categorie superiori.
Come tanti ragazzi della sua età, un giorno fu chiamato a svolgere il servizio di leva. Doveva presentarsi in caserma a Forlì il primo agosto 1950, ma non vi giunse mai.
Lo ritrovarono senza vita, all’alba di quello stesso giorno, nel piazzale della Basilica della Madonna del Monte. Non sappiamo se le indagini si indirizzarono alla ricerca di eventuali responsabilità di terzi ma i quotidiani, in ogni caso, lo annunciarono come un suicidio.
L’episodio colpì la comunità cesenate, la camera ardente fu allestita nel palazzo Rognoni in corso Sozzi, dimora del conte Alberto Rognoni, presidente dell’A.C. Cesena, a dimostrazione che Guido era ben voluto da tutti. Il tempo ne ha offuscato ormai il suo ricordo, sono passati più di settant’anni, non potremo mai sapere quali furono gli ultimi pensieri di Guido, sappiamo per certo che quel giorno i suoi vent’anni, i suoi sogni, il talento e la passione per il calcio, volarono laddove si trovava il grande Valentino.
Pierpaolo Rossi
