1988-89 SERIE A

Consolidata la permanenza nella massima divisione, arrivò finalmente l’ora di dotarsi di un rinnovato stadio, dopo anni di discussioni, richieste e progetti, rimasti sulla carta in attesa di finanziamenti e di fronte al rischio di una retrocessione in C.

La vecchia Fiorita, dalla stagione 1982-‘83 ribattezzata “Dino Manuzzi”, fu abbattuta ad eccezione della tribuna coperta (la pista d’atletica era stata soppressa l’anno prima). Al posto della decrepita struttura in legno e tubolari, nel corso dell’estate 1988, sorsero nuovi spalti su due livelli a ridosso del terreno di gioco. Dopo la coppa Italia giocata sul neutro di Riccione, il nuovo stadio aprì al pubblico il 9 ottobre 1988 in occasione della prima di campionato contro la Lazio, benché i lavori non fossero stati ultimati. In attesa che venisse data l’agibilità alla curva Mare, i tifosi bianconeri furono dirottati in curva Ferrovia, mentre i laziali furono sistemati in gradinata. Dalla successiva gara interna contro la Fiorentina tutti gli spalti diventarono disponibili e a gennaio per Cesena-Lecce fu completata anche la copertura che fece del Manuzzi il primo stadio in Italia interamente coperto.

Il Manuzzi si rivelò un prezioso riparo anche per la formazione di Bigon che rispetto all’anno prima aveva davanti a sé un cammino più difficile, in quanto l’allargamento della serie A a diciotto squadre aveva comportato l’aumento delle retrocessioni che da tre passarono a quattro. Per tutto l’arco della stagione il Cesena rimase a cavallo della zona pericolosa. Se in trasferta non riuscì ad ottenere neppure una vittoria, sul terreno amico costruì le proprie fortune. Al Manuzzi cadde innanzitutto il Milan stellare di Arrigo Sacchi e dei fuoriclasse olandesi, beffato in contropiede dallo svedese bianconero Holmqvist. Ma soprattutto in casa il Cesena si aggiudicò tutti gli scontri diretti per la salvezza.

Per l’ultima gara interna contro il Como, come si era verificato per la prima di campionato, la curva Ferrovia fu occupata interamente dai tifosi bianconeri, così numerosi da non potere essere tutti accolti in curva Mare. Il gol vittoria firmato dal Condor Agostini (tornato all’ovile dopo la non felice esperienza di Roma) sancì la permanenza in A per un altro anno.