1986-87 SERIE B

Il ritorno di “Maciste” Bolchi, a quattro anni dalla retrocessione del 1982, suscitò parecchie perplessità, alimentate da tre pareggi e tre sconfitte consecutive nelle prime sei giornate di campionato. Buona parte della tifoseria chiese la testa dell’allenatore e in gradinata venne esposto lo striscione “Bolchi vattene”.

Si corse ai ripari e la squadra cambiò volto con gli inserimenti degli acquisti ottobrini di Roberto Bordin ed Fabio Aselli e con la promozione tra i titolari dei giovani Ruggiero Rizzitelli, Sebastiano Rossi e Fabio Cucchi. I risultati non arrivarono subito, ma la direzione imboccata era quella giusta. Nove vittorie interne consecutive e tredici partite utili complessive proiettarono la squadra di Bolchi fino al vertice dove, seppure in condominio, rimase alcune domeniche.

Ogni speranza di promozione sembrò compromessa con la sconfitta subita alla penultima giornata a Bologna, dove a un anno di distanza la ruggine per il caso Agostini si faceva ancora sentire. Prima della gara lo speaker dello stadio Dall’Ara annunciò: “I dirigenti del Bologna porgono un cordiale benvenuto ai tifosi ospiti e un arrivederci al prossimo anno”. Sarà invece un addio con la “A” maiuscola. La vigilia dell’ultima domenica di campionato presentava l’insolito quadro di sette squadre in lizza per tutti e tre i posti promozione ancora disponibili. Vittoriosi sul Catania i bianconeri riuscirono in extremis a raggiungere la terza posizione, ma la dovettero condividere con Lecce e Cremonese. Si rese necessario uno spareggio a tre.

La prima sfida si giocò a Pescara e i romagnoli divisero la posta (0-0) con i salentini, i quali qualche giorno dopo liquidarono nettamente i lombardi con un netto 4-1. Anche il Cesena riuscì a superare la Cremonese (1-0) in quel di Modena e così, non valendo la differenza reti, bianconeri e giallorossi si diedero un nuovo e ultimo appuntamento l’8 luglio 1987 sul neutro di San Benedetto del Tronto.

Il Lecce godeva dei favori del pronostico e del supporto di almeno 10mila tifosi, il doppio di quelli di fede bianconera. Quando una parte di questi ultimi doveva ancora accedere sugli spalti, al 4’ di gioco Sanguin calciò dalla destra una punizione sul secondo palo dove, come da schema collaudato, si fece trovare pronto Bordin, che di testa gonfiò la rete. Frastornato il Lecce si lanciò all’inseguimento e prima del riposo raggiunse il pareggio. Sulle ali dell’entusiasmo i salentini continuarono ad attaccare, ma invano, sprecando una notevole quantità di energie. Bolchi capì che era il momento di approfittarne e mandò in campo la terza punta Traini. La mossa tattica fu premiata al 20’ della ripresa. Dalla bandierina Sanguin toccò per Aselli, sul cross del tornante si inserì capitan Cuttone che in tuffo di testa siglò la rete del 2-1. Il Lecce non si arrese, ma le speranze di una nuova rimonta si infransero sul monumentale Rossi. Nello spogliatoio bianconero in festa i giocatori intonarono il coro “Magico Bruno, resta con noi”. Bolchi, invece, saldato il debito morale che aveva contratto con la società e la città lasciò la Romagna dopo averle restituito quella serie A che quattro anni prima la sua squadra aveva perso.