1969-70 SERIE B

La partecipazione al torneo cadetto aveva imposto ad inizio stagione la costruzione sul lato nord, quello dietro la ferrovia, di un’impalcatura in legno per ospitare i sempre più numerosi tifosi. La nuova struttura si rivelò però provvisoria in quanto in vista del campionato successivo (1969-’70) si decise di procedere ad un ampliamento complessivo della Fiorita. La tribuna coperta venne allungata lateralmente, poi furono costruite in cemento armato la curva nord e quella sud, quali prolungamento della già esistente gradinata. Gli spalti della Fiorita assunsero la forma di un ovale circoscrivente la pista d’atletica, con interruzione in corrispondenza della tribuna coperta. Raggiunta una capienza ufficiale di 12.000 spettatori, si pensò di avere finalmente soddisfatto le esigenze presenti e future (!) del pubblico.

Il proposito iniziale di evitare i patemi della passata annata si rivelò presto un’illusione. Si partì con Matassoni, artefice della salvezza nel torneo precedente, che dopo 8 gare e 5 punti fu costretto a rientrate nei ranghi della società, come osservatore.

Da Bologna arrivò Cesarino Cervellati, il cui debutto, previsto in casa del Genoa, fu rinviato di una settimana a causa di una malattia. Al suo posto sulla panchina di Marassi si accomodò provvisoriamente Elmo Poni (allenatore della Primavera) che stese il Grifone (2-1). Assieme al nuovo tecnico arrivarono nuovi rinforzi con il mercato novembrino (Enzo, Maldera II e il rientrante Carniglia). La situazione sembrò migliorare con la seconda vittoria consecutiva ai danni del Piacenza (1-0). Invece dopo 9 match Cervellati si dimise.

Ritornò Poni affiancato da Emilio Bonci (responsabile della De Martino) e in due match racimolarono altri 3 punti.

Fu infine il turno dell’esperto Luigi Bonizzoni (scudetto alla guida del Milan), che dopo tanti anni passati in campo ad allenare aveva trovato impiego dietro una scrivania presso la Press Company di piazza Duca d’Aosta a Milano dove aveva sede anche il Guerin Sportivo di Rognoni, per il quale ricoprì l’incarico di segretario di redazione. Fu così che il Conte gli “ordinò” di andare in missione a Cesena per salvare la squadra. Giunto il venerdì alla vigilia di Cesena-Catanzaro, Bonizzoni (detto “Cina” per gli occhi vagamente orientali) invece di far svolgere alla squadra l’allenamento, sottopose i giocatori a colloqui personali, al fine di ricavare le indicazioni necessarie per assegnare ad ognuno il ruolo più adattato. Fu subito vittoria e striscia positiva di otto risultati. Seguirono però due imprevisti scivoloni interni con Genoa e Pisa che rispedirono i romagnoli in acque turbolenti. Tre vittorie consecutive nel finale di stagione garantirono con un turno di anticipo alla squadra di Bonizzoni il diritto di giocare in B anche l’anno seguente.