Le premesse per disputare un campionato (1953-’54) all’altezza anche nella categoria superiore non ci sono a causa delle scarsissime risorse economiche, per quanto si confidi sul fatto che solo per quest’anno in IV Serie le retrocessioni siano due, anziché le quattro abituali. Si pensa addirittura a una sinergia tra il calcio e il motociclismo cittadino, che in quella stessa estate del 1953 vede consumarsi una scissione interna al Moto Club “Biguzzi-Ambrosini”, con la nascita dell’Auto Moto Club “Cesena Sportiva”. Alla fine però non si conclude nulla e alla vigilia della nuova stagione l’Assemblea generale dei soci dell’A.C. Cesena mette nero su bianco che «la situazione finanziaria è così grave da legittimare serie preoccupazioni in ordine alla vita futura della società stessa e da richiedere una pronta e ferma politica di risanamento economico».
Allo scopo di contenere i costi viene deciso di cedere gli elementi migliori (Vicini e Veglianetti) e che i giocatori bianconeri dovranno essere cesenati o comunque residenti nella provincia di Forlì, non dovranno avere più di 23-24 anni, ad eccezione di pochi elementi più esperti tra cui uno di fama nazionale che fungerà anche da allenatore. Inoltre non saranno corrisposti stipendi, ma solo rimborsi delle ore lavorative perse per gli allenamenti, oltre a premi partita ed eventuale premio salvezza. È inevitabilmente allestita una squadra di modesta levatura che, a pochi giorni dall’inizio del campionato, è ancora senza guida tecnica: Giuseppe Molina, che era stato individuato come nuovo allenatore, ci ripensa. Ci si affida provvisoriamente ancora a Marcello Pellarin, che avrebbe invece dovuto ricoprire il ruolo di direttore tecnico.
Al debutto i romagnoli sono travolti dal Prato (6-0) e assaporano la prima di tante amarezze. Alla quarta giornata subentra l’ex juventino Piero Magni nei panni di allenatore-giocatore e si cerca di rinforzare la rosa con gli innesti dell’esperto Ottogalli, dell’alessandrino Pernigotti e degli ex Bonci IV e Savadori, rientrati dal Catania. I risultati però continuano ad essere negativi e contro il Perugia si registra la sconfitta più pesante (7-1) nella storia dell’Ippocampo, sempre più inchiodato all’ultimo posto e ormai senza speranze. Ininfluente arriva anche la sanzione per la gara Cecina-Cesena che, a cinque minuti dal termine sul punteggio in parità (1-1), era stata sospesa a causa di una rissa in campo tra i giocatori, sedata solo dall’intervento della forza pubblica. In attesa di accertamenti, il risultato non è omologato, mentre entrambe le società chiedono la vittoria per 2-0 a tavolino e in subordine, da parte del Cecina, la ripetizione dell’incontro. La Lega di IV Serie (il Giudice Sportivo sarà istituito solo una quindicina di anni più tardi), invece, accertata la responsabilità di entrambe le compagini nel provocare gli incidenti, delibera di assegnare sia al Cesena, che al Cecina, la gara persa senza attribuzione di punteggio e di infliggere loro una multa di 5 mila lire. La decisione giunge quando mancano due giornate alla fine del torneo, che vede i bianconeri già da una settimana retrocessi. Ciò nonostante, e benché fosse stato loro riconosciuto il risarcimento dei danni subiti dal pullman, i romagnoli (ma non il Cecina) presentano ricorso. Forse per risparmiare almeno i soldi della multa? In ogni caso la Caf (Commissione di Appello Federale), quando ormai il campionato è terminato da un mese, respinge il reclamo.
Tratto da: “Cesena Calcio, una storia unica“, Geo Edizioni